I cinesi producevano ceramica con la stessa grazia ed accuratezza sin dall’epoca T’ang (618 al 907 d.c.). Il luogo di produzione era chiamato Ching-te-chen, l’odierna Jingdezhen, tuttora sede di splendide e preziose lavorazioni di manufatti in porcellana.
Il termine porcellana si deve a Marco Polo. Il tè lo aveva sempre ignorato ma alla porcellana aveva prestato attenzione. Il termine lo aveva coniato a partire dal mollusco Cypraea porcella, dotato di una conchiglia bianca e traslucida. E furono i veneziani a importare per primi in Europa alla fine del 1400 le prime stoviglie di porcellana, utilizzando le vie della seta e del tè per mare e per terra. La fama che si era diffusa dopo i viaggi di Marco Polo le faceva attribuire proprietà magiche e leggendarie, anche di protezione della salute, probabilmente grazie alla sua facile detersione ed alla totale assenza di porosità. Sarebbe stato facile imitarla se si fosse risaliti alla composizione dell’impasto, simile a quello della ceramica e contenente caolino, feldspato e quarzo, tanto da renderlo resistente a temperature fino a 1500 °C.
Prima di produrla in Europa la Compagnia delle Indie orientali olandesi nel periodo 1624-1657 ne importò dalla Cina più di tre milioni di pezzi. Per un nobile o un ricco borghese era impensabile non possedere almeno un servizio da tè che potesse servire a bere tè di gran qualità con gli ospiti come simbolo di ricercatezza e ricchezza, degno complemento al buon gusto dei padroni di casa.