Tè alla Menta

Tè nel deserto, bevanda dell’ospitalità nel mondo arabo.

La bevanda dello spirito confuciano arrivò nel mondo musulmano prima che in quello cristiano.

I commerci dalle remote montagne cinesi arrivavano fino alle vallate del Medio Oriente e poi al deserto africano, passando dalle vie d’acqua cinesi, poi sulle rocce del Caucaso fino alle vie polverose e desertiche del Medio Oriente e dell’Africa. L’impero ottomano, con gli scambi tra il Medio Oriente e l’Oriente, entrò in gioco nel XI secolo, assai prima dell’occidente. Utilizzando la “via Carovaniera” il tè passava di mano, dai mercanti cinesi a quelli arabi, su cavalli e proseguendo su cammelli, scambiato con altre merci preziose. In quel periodo e fino al XVIII secolo la dinastia Ming e l’impero Ottomano erano agli apici del loro potere e non belligeranti tra loro.

L’uso del tè in questo periodo nel mondo arabo si diffonde anche attraverso le conquiste dei mongoli che arrivano in Asia Minore intorno al XIII secolo. Ed ecco allora comparire lo stile mongolo che arricchisce di zucchero ed altre spezie la bevanda, “contaminandola” rispetto all’uso del tè puro praticato dai buddisti cinesi.

In Persia ed in Afghanistan questo era l’uso assai diffuso un po’ ovunque, e così in tutta l’Asia Minore ed il Medio Oriente. In Turchia resta limitato esclusivamente ai ricchi fino all’apertura del canale di Suez, quando arriverà, via mare, a Odessa a prezzi molto più contenuti. In questo caso i mercanti russi batteranno i mercanti arabi che partivano da Canton.

E in Marocco? Nel 1662 le truppe di Carlo II si impadroniscono del porto di Tangeri, inserito nella dote di Caterina di Braganza sposata al re inglese. I mercanti inglesi impongono su quel mercato, in quel porto, il tè verde cinese che non riescono a vendere in Inghilterra.

In poco tempo una piccola tazza di tè verde, molto zuccherata ed arricchita di spezie, in modo particolare di menta nana marocchina, accompagnata da dolci assai zuccherini diventa uno status symbol ed il cardine dell’ospitalità nel mondo arabo. I mercanti cinesi esportavano nel mondo arabo principalmente il “Gunpowder” dello Zhejiang, adatto alla lavorazione a caldo per fermare gli enzimi dell’ossidazione e al successivo trasporto. Il tè “Gunpowder” sarebbe risultato troppo amaro per il consumo senza zucchero ma l’ampia disponibilità dello zucchero di canna nella valle del Nilo sin dal VII secolo lo rendeva molto gradevole insieme alla menta. La preparazione, per infusioni ripetute, somiglia a quella tradizionale cinese, così come la degustazione in piccole tazze; l’aggiunta di zucchero, non diffuso e troppo costoso in Europa a quel tempo, è tipica e comune nel mondo arabo.