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continua con gli acquistiTorniamo alla storia della nostra porcellana, un materiale che non si può non identificare con il tè. In Italia si producevano le maioliche, senza caolino ed a pasta tenera sin dal 1400. E lo stesso accadeva in Francia ed Inghilterra. La porcellana cinese restava un vero mistero, forse uno dei primi segreti industriali. Erano gli europei a fare attività di “spionaggio”. Pensate che nel 1673 Luigi XIV concesse ad un tale Louis Poterat di Rouen una “patente” per cercare di imitare le porcellane cinesi. Tutto inutile. Ovunque in Europa si produceva “porcellana tenera” e stava accadendo una vera e propria emorragia di risorse finanziarie europee per importare porcellane cinesi di qualità.
Finalmente alla fine del diciassettesimo secolo la svolta. Il francese François-Xavier d’Entrecolles, missionario gesuita al seguito di navi della Compagnia Francese delle Indie. I gesuiti erano riusciti ad entrare nelle grazie dell’imperatore Qing, Kangsi (1654-1722), grazie al fatto che lo avevano curato da febbri ricorrenti con del chinino, conosciuto come pulvis gesuiticus, introdotto in Europa, e poi in Cina, dal Perù.
Per dieci anni, François-Xavier d’Entrecolles, nella prima metà del 1700 scrive lettere, realizza dipinti delle fornaci, fa dettagliate descrizioni del processo di lavorazione e di come gli operai si alternano nelle fasi di lavorazione, come in una moderna catena di montaggio. Non sa che nel frattempo, a Meissen, grazie a tanti anni di studio ed all’impegno di Johann Friederich Böttger e di Walther von Tschinhaus, gli europei hanno capito la composizione della porcellana e sono finalmente riusciti ad imitarla. Rapidamente le industrie si diffondevano in tutto l’occidente. I disegni del padre gesuita, arrivati in Europa, restano prezioso materiale di consultazione per i produttori europei ed un punto di riferimento per artigiani ed industriali. Il luogo dove d’Entrecolles studia le lavorazioni era chiamato Ching-te-chen, l’odierna Jingdezhen, tuttora sede di splendide e preziose lavorazioni di manufatti in porcellana.
I cinesi la producevano con la stessa grazia ed accuratezza sin dall’epoca T’ang (618 al 907 d.c.). La fama che si era diffusa dopo i viaggi di Marco Polo le faceva attribuire proprietà magiche e leggendarie, anche di protezione della salute, probabilmente grazie alla sua facile detersione ed alla totale assenza di porosità. Sarebbe stato facile imitarla se si fosse risaliti alla composizione dell’impasto, simile a quello della ceramica e contenente caolino, feldspato e quarzo, tanto da renderlo resistente a temperature fino a 1500 °C.
Prima di produrla in Europa la Compagnia delle Indie orientali olandesi nel periodo 1624-1657 ne importò dalla Cina più di tre milioni di pezzi. Per un nobile o un ricco borghese era impensabile non possedere almeno un servizio da tè che potesse servire a bere tè di gran qualità con gli ospiti come simbolo di ricercatezza e ricchezza, degno complemento al buon gusto dei padroni di casa.